sabato, marzo 17, 2007

Roma, l'ultima scommessa veltroniana: il biodiesel. Ritardo italiano e avanguardia brasiliana

Il 16 marzo, dopo un iter istituzionale durato oltre un anno che ha portato nel 2005 ad una proposta di legge popolare, è stato firmato un accordo fra Comune di Roma e Regione Lazio che sancisce la produzione massiva, e l'impiego nel settore dei trasporti pubblici, di biocarburanti.
Questi, grazie al supporto politico-istituzionale del comune e di enti agricoli quali Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Confcooperative e Legacoop, nel 2009 sbarcheranno nella Città Eterna in fase sperimentale.
Forte promotore di questa tardiva rivoluzione biotecnologica, il sindaco di Roma Walter Veltroni ha firmato un programma di sfruttamento e riciclo di oli, sia di provenienza domestica, oli esausti raccolti attraverso la raccolta differenziata, che di coltivazione.


Si tratta non di oli impiegati allo stato puro, come ad esempio l'olio di colza, ma di oli trattati chimicamente con aggiunta di alcol: attraverso questo processo, diventano biodiesel.
Ma il biodiesel non è una scoperta recente.
Risale al 1853, ad opera degli scienziati statunitensi Duffy e Patrick, e utilizza olio di arachidi: significativo ricordare che la scoperta del biodiesel è antecedente all'invenzione del motore Diesel, e che Rudolf Diesel vi si ispirò.
E' evidente che all'epoca, in un'era post-Rivoluzione industriale, il problema ambientale avesse iniziato ad essere un problema quanto mai reale e tangibile.
Tanto più al giorno d'oggi.

Nel caso italiano, notevoli sono le conseguenze in campo ambientale quanto in campo economico e occupazionale.
Lo ha evidenziato il consigliere comunale dell'Ulivo Eugenio Patanè, in prima linea nelle politiche ecologico-ambientali: Patanè ha stimato che, grazie all'impiego di biocarburanti e biodiesel, diminuerà del 20% l'inquinamento causato da CO2* e da TPL*, verrà incrementata la coltivazione di 10mila ettari di terreni agricoli e, conseguentemente, aumenterà l'occupazione lavorativa.
Oltretutto, attraverso questa innovazione biotecnologica, l'Italia terrà fede a quanto sottoscritto nel Protocollo di Kyoto, al quale ha aderito nel maggio 2002.
Il Protocollo sancisce l'obbligo delle nazioni aderenti di ridurre le proprie emissioni di gas a effetto serra del 5% rispetto ai dati 1990 e, nel complesso, dell'8% nel periodo 2008-2012.
Impresa ardua, se si considera che le nazioni, nel complesso, immettono nell'atmosfera 6 milioni di megatonnellate (MT) di CO2.

E' evidente quanto un'altra nazione, aderente anch'essa al Protocollo di Kyoto, sia avanti a noi anni luce: il Brasile.
Qui, i biocarburanti, sfruttati a livello di massa e non in settori circoscritti, sono conosciuti e utilizzati su larga scala fin dagli anni Settanta.
Prodotto fondamentale per la loro produzione è la canna da zucchero, uno dei prodotti agricoli più coltivati nel territorio brasiliano e, secondo molti, la fonte biodiesel del futuro.

Ma il miracolo è possibile anche da noi, anzichè attraverso l'alcool estratto dalla canna da zucchero attraverso l'olio estratto dai girasoli, e non solo.

Si stima che, nel 2007, gli ettari di terreno coltivati per la produzione di materie prime destinate al settore biocombustibili siano solo 10mila. Cifra ridicola se comparata con quelle delle altre nazioni dell'Unione Europea, anch'essa all'avanguardia: 1900 stazioni di distribuzione biodiesel in Germania, l'obiettivo di portare ad un milione di ettari i territori coltivati per la produzione di biocombustibili in Francia.
Le cifre generali dell'Unione Europea sono rassicuranti: l'aumento di produzione del biodiesel, nel 2006, è arrivato a quota +35%, ed è previsto il raddoppiamento di produzione di biocarburanti, anche se l'adeguamento agli standard richiesti dal Protocollo è ancora lontano.
L'Italia, quindi, avverte l'esigenza di un sviluppo in tale direzione sia per adeguarsi a quanto sancito a Kyoto sia per adeguarsi agli standard europei, di molto superiori.

Nel frattempo, il Brasile si prepara a diventare "l'Arabia Saudita del 21esimo secolo", così come recita lo slogan dell'Unica, l'Uno da Industria Canavieira: grazie allo sfruttamento di etanolo* estratto dalla canna da zucchero, prodotto del quale il paese produce più di 387 milioni di tonnellate all'anno, l'aspirazione brasiliana ci appare tutt'altro che ambiziosa.

In Brasile, in questo settore sono investiti 700 milioni di dollari provenienti da investitori di ogni parte del mondo.
Per non parlare dell'impatto che questa tecnologia ha avuto sui produttori di automobili: i grandi produttori hanno creato motori flex fuel, a 'carburante flessibile', che permettono l'impiego di comune benzina come di biocarburanti e biodiesel vari, primo fra tutti la canna da zucchero.
Attualmente, la maggior parte dei veicoli con motore flex fuel è prodotta e poi esportata in Brasile, ma la situazione cambierebbe radicalmente in caso si diffonda a livello di massa, vale a dire a livello significativo nell'industria automobilistica come in quella TPL: in tal caso, anche da noi verrebbero lanciati nuovi modelli di auto adeguati ai nuovi standard ecologici e aziende come la Fiat, che attualmente esportano in Brasile, amplierebbero il proprio mercato in loco.
Vantaggi ecologici, crescita economica, sviluppo agricolo, aumento dei posti di lavoro.

Gli USA fiutano l'affare: il 7 febbraio 2007 stipulano un accordo con il paese per l'esportazione di etanolo e biodiesel, per iniziare un processo di progressiva emancipazione dal petrolio, materia prima in forte crisi e vertiginoso rincaro del prezzo, attualmente superiore ai 60 dollari al barile.
Un mese dopo, il 14 marzo, l'ANSA annuncia che Steve Case e Vinod Khosla, due degli imprenditori statunitensi più potenti e influenti al mondo, investono in un fondo complessivo di 2 miliardi di dollari destinato in Brasile.
Il 15 marzo, il giornale brasiliano O Globo riporta la dichiarazione di Barack Obama, candidato democratico alla Casa Bianca in lizza con Hillary Clinton, il quale afferma che “il Brasile ha fatto un eccellente lavoro sollecitando la propria industria di combustibili alternativi”, aggiungendo che “gli Stati Uniti devono seguire questo esempio” e puntando tutto sull’industria del mais, prodotto della cui produzione gli Stati Uniti sono leader mondiali.
In questo modo, pensa Obama, perderanno una forte percentuale del loro peso economico paesi pericolosi per gli USA come Venezuela e Arabia Saudita.

Emblematica di questa speranza degli USA è l’alleanza di Bush con Lula, presidente brasiliano di sinistra moderata nonché potente avversario interno di Chavez, presidente venezuelano in carica.


Alleanze politiche strategiche, dibattiti internazionali, forti investimenti per il futuro, biomasse e ecosostenibilità.

E l’Italia, ahinoi, è ancora al punto di partenza.


*: anidride carbonica;
*: Trasporto Pubblico Locale;
*: alcol etilico;


Fonti:

Industria biodiesel Italia:
http://www.enea.it/
http://www.biofuel.it/it/introduzione.asp
http://www.agrimodena.it/news/leggebiodiesel.html
http://www.agrimodena.it/varie/propostaleggebiodiesel.pdf
http://www.eugeniopatane.it/materiali/eventi/biodiesel-repubblica.pdf
http://www.eugeniopatane.it/materiali/eventi/Unita-ecodiesel.pdf


Protocollo di Kyoto:
http://www.legambiente.org/campagne/ecolampadine/allegati/protocolloKyoto.pdf


Industria biodiesel Brasile:
http://oglobo.globo.com/economia/mat/2007/03/15/294940776.asp
http://www.portalunica.com.br/portalunica/
http://www.greenpeace.org.br/tour2004_energia/renovaveis.php?pagina=biocombustiveis
http://www.anp.gov.br/petro/GT_biodiesel.asp
http://www.agronegocios-e.com.br/agr/down/artigos/Pol_Agr_1_2005_Art06.pdf
http://www.polobio.esalq.usp.br/
http://www.ider.org.br/oktiva.net/1365/nota/17355/
http://noticias.uol.com.br/ultnot/efe/2007/03/16/ult1808u87826.jhtm
http://noticias.uol.com.br/economia/ultnot/efe/2007/03/16/ult1767u88769.jhtm
http://noticias.uol.com.br/economia/ultnot/valor/2007/03/14/ult1913u66068.jhtm

Industria biodiesel USA:
http://it.biz.yahoo.com/14032007/2/usa-steve-case-vinod-khosla-investono-etanol.html
http://today.reuters.it/news/newsArticle.aspx?type=topNews&storyID=2007-03-09T184503Z_01_COR961767_RTRIDST_0_OITTP-BUSH-CHAVEZ.XML
http://www.ansa.it/ecoenergia/notizie/rubriche/biomasse/20070207124834193609.html

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