lunedì, marzo 26, 2007

Articolo di fondo (<1800 battute) - Il voto di domani

Afghanistan, 19 marzo – Il giornalista di Repubblica Mastrogiacomo è liberato dalla prigionia talebana grazie all’intervento di Emergency, senza l’intercessione ufficiale degli USA e trattando con i rapitori: è presto polemica, sia estera che interna.
Dall’estero arrivano bacchettate da USA e Regno Unito, che considerano un segnale pericoloso l’accettare condizioni imposte da criminali che potrebbero sentirsi legittimati a perseverare nelle loro azioni.
Duro, in proposito, anche il portavoce ONU in Afghanistan, che non intende scendere a compromessi coi talebani.
Ad aggravare ulteriormente la situazione, la spaccatura interna al governo come nell’opposizione.
Domani, il Senato voterà per il rifinanziamento della missione in Afghanistan.
Votano sì il centrosinistra, ad eccezione dei dissidenti Rossi e Turigliatto, e l’UDC di Casini.
Il ‘tradimento’ di quest’ultimo ha creato scompiglio nel centrodestra: AN esorta Casini alla chiarezza e Berlusconi, conscio del rischio di spaccatura della propria coalizione quanto allettato dalla possibilità di una crisi di governo, medita.
Medita se essere coerente al patto con gli USA, ai quali si deve garantire la presenza di un contingente italiano in Afghanistan, oppure tentare di ribaltare il governo.
Opta per l'astensione, soluzione meno rischiosa.
Prodi, intanto, si dichiara non preoccupato per domani, D’Alema incalza l’opposizione mettendo in risalto l’esito vergognoso di un no in Senato e Giorgio Napolitano sottolinea la necessità di un’intesa governo-opposizione sulla politica estera.
Intesa necessaria se le controparti non vogliono continuare a farsi ostruzionismo trascurando questioni realmente importanti per il Paese.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La missione in Afghanistan è sotto la direzione NATO; a cui anche gli americani hanno subordinato la maggior parte delle proprie forze.


Il vero dramma del centrosinistra è dimostrare che esiste una maggioranza parlamentare a sostegno del Governo. Che ne garantisca l'operato al di là degli scontri interni alla coalizione.

Berlusconi non ha interesse in una caduta del governo, specie se avvenisse prima della revisione della legge lettorale.

Casini invece qualche interesse sulla maggioranza lo ha
Vuole che questo governo non cada: e in questo senso si è impegnato a votare SI all'approvazione del ddl; sperando nel tempo fino alle future elezioni di amalgamare l'UDC, l'UDEUR e la Margherita (possibilmente dividendola) in un partito di centro di cui lui si presenterebbe leader.
Ma si dichiara ancora parte dell'opposizione, chiedendo le dimissioni del Governo qualora non si dimostrasse autosufficiente nell'ottenere la maggioranza sull'approvazione.

Forse ce la fanno, basta che abbiano la maggioranza...