mercoledì, marzo 28, 2007

Berti not in my name - I giovani per l''Autoformazione' della Sapienza non ci stanno

Fedelmente riporto qui il testo di un volantino lasciato nelle aule della Facoltà di Lettere e Filosofia alla mercè di studenti e insegnanti curiosi.

Berti not in my name
C'era una volta il partito della non-violenza. Il suo segretario sosteneva che, per uscire dal Novecento, i movimenti dovevano essere pacifici.
Novecentesco non è conservare la vigenza della forma-partito laddove ha cessato di essere valida, ma mettersi un casco per ripararsi dalle manganellate della polizia era posto sullo stesso piano della strage dei kulaki.
Oggi quel partito è al governo: in appena dieci mesi, di guerre ne stanno facendo due. Oggi quel segretario è presidente della camera. Oggi quell'appello alla non-violenza si dimostra per quello che era fin dall'inizio: un tentativo di deprivare i movimenti della loro autonomia, per subordinarli al sistema della rappresentanza politica.
Con linguaggio orwelliano, ci raccontano che stanno facendo la guerra per costruire la pace. Col linguaggio della ragione, rispondiamo che non esistono guerre buone e guerre cattive: unilaterali o multilaterali, sotto l'egida dell'amministrazione Bush e dell'ONU, le guerre sono dispositivi costituenti dell'ordine imperiale.
C'è chi è complice, e c'è chi si oppone.
Tutto il resto sono chiacchere. E oggi, più che mai, le chiacchere stanno a zero.
Quello stesso partito, i suoi ministri e quello stesso segretario, raccontavano che avrebbero 'superato' i lager per migranti, al secolo centri di permanenza temporanea. Non uno ne è stato chiudo: i movimenti che li combattono - com'è successo a Bologna - trovano sulla loro strada i manganelli non-violenti della polizia.
Raccontavano che avrebbero 'superato' la precarietà. La legge 30 e la legge Moratti godono invece di ottima salute. Raccontavano che avrebbero 'superato' il 3+2. Nelle università non è cambiato nulla. Raccontavano che avrebbero 'superato' la Fini-Giovanardi. Le sole cose andate in fumo, sono le loro promesse.
L'unico superamento, reale, lo abbiamo praticato noi, nella radicalità del conflitto e della diserzione, nel rifiuto dei saperi di guerra e delle strutture della rappresentanza. Attraverso i percorsi di autoformazione e le lotte, nell'autogestione della produzione dei saperi e nelle occupazioni, abbiamo cominciato a costruire un'università autonoma metropolitana.
Non un'altra università, ma l'unica possibile: quella dell'autonomia del sapere vivo nella metropoli produttiva.
Non abbiamo bisogno di 'un'altra riforma possibile', perchè stiamo già praticando la nostra autoriforma. Perchè le nostre forme di vita sono irrapresentabili, si muovono in altro tempo: non riuscirete mai a catturarle perchè siamo veloci, flessibili e imprevedibili.
Potete anche seguire i consigli del 'Corriere della sera', che vi suggerisce di fare ciò che il PCI non volle: essere agenti di inclusione democratica dei movimenti.
Trent'anni fa Lama e l'arroganza di PCI e sindacato venivano cacciate dall'università di Roma. Si sa: quando la storia si ripete due volte, la prima lo fa come tragedia, la seconda come farsa. Oggi in nome di un rinnovato compromesso storico l'ex segretario e attuale Presidente della Camera viene a Lettere, invitato da Comunione e Liberazione, legittimando un'organizzazione che gli studenti di questa facoltà hanno sempre ripudiato.
Il tentativo di cattura e cooptazione, all'insegna di una governance all'amatriciana, è proprio questo: una farsa. Siete destinati alla sconfitta. Avete già perso.
Perchè la costruzione di autonomia significa innanzitutto estraneità al sistema della rappresentanza. Autoformazione e autogestione dei saperi significano esodo e conflitto.
Perchè noi siamo la forza dell'autonomia dei movimenti, voi la violenza della rappresentanza.
Lasciate stare il Corrierone, seguite il nostro di consiglio: andatevene.

Rete per l'autoformazione

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Hanno ragione loro.

Il PRC è un partito di piazza, sempre schierato con la gente che manifesta scontenta.

Bertinotti, che ha sempre dominato il partito, lo ha usato per legittimare la propria figura di politico quando ha preteso l'elezione alla presidenza della Camera: un incarico istituzionale, piuttosto che un incarico legato al governo Prodi, come un ministero.

Il nuovo segretario di Rifondazione, Giordano, era a Vicenza lo scorso febbraio. Manifestava contro l'ingerenza americana a vent'anni dalla guerra fredda.
Turigliatto, che magari ci credeva davvero, è stato allontanato dal PRC.

Il Bertinotti che dice "una politica come quella che sostengo non solo ha un avversario sulla frontiera moderata ma anche sul terreno dell’estrema sinistra che rifiuta la politica e quindi con ciò rifiuta tutte le esperienze di lavoro e di compromesso che si fanno per cambiare il mondo" è stato eletto probabilmente anche con i voti degli studenti che lo hanno contestato.

Rifondazione Comunista ha raccolto il proprio 5,8% di voti anche sulla piazza della sinistra estrema che Bertinotti ha rinnegato.
Ma Rifondazione col 5,8% non può cambiare la politica italiana al Parlamento; però mette i bastoni fra le ruote.

Cui bono?

Giulia Bucelli ha detto...

Commentare con un qualche nome/nick, please.

Anonimo ha detto...

vabbe', cambia qualcosa?

Giulia Bucelli ha detto...

Sì, in termini di rispetto.
Come scritto nella colonnina di lato, se mi espongo io, sarebbe buona educazione darsi almeno un falso nome. Non dico tanto.

Purtroppo non posso vietare i commenti anonimi, ma se potessi li vieterei.

Anonimo ha detto...

Dopo le presentazioni...

Fai il tifo per Bertinotti o per i ragazzi?

Giulia Bucelli ha detto...

Rispondo e poi cancellerò tutto ciò che segue la tua prima risposta: sapere quello o quelli per cui tifo è irrilevante e di poco interesse, in questa sede.

Perchè ci deve essere sempre interesse per la fazione per la quale si parteggia?
Ragioniamo piuttosto in termini di cose giuste e cose sbagliate, non perchè ispirate da una parte politica ma perchè tali moralmente dal nostro punto di vista.

E basta.