martedì, aprile 29, 2008

E Arezzo va ad idrogeno

L'Italia mostra attività cerebrale nel campo delle energie alternative.
Dopo la riscossa dei biocarburanti, e le polemiche varie ed eventuali, e dopo l'attenzione verso l'eolico, l'idrogeno sta riscuotendo un grande successo.
Perchè è un'energia pulita, versatile per molti usi e a buon prezzo.

Pulito perchè dà come unico prodotto di reazione vapori acquei e piccolissime quantità di ossidi d'azoto.
Soprattutto nel prossimo futuro, quando l'idrogeno si emanciperà dal metano - dal quale oggi viene estratto - e verrà ricavato solo grazie ai pannelli fotovoltaici e all'elettrolisi (processo di scissione delle due componenti dell'H2O, idrogeno e ossigeno, per effetto dell'elettricità, ndr) dell'acqua.


Domani, ad Arezzo, sarà inaugurato un idrogenodotto.
Il primo al mondo costruito in area urbana, nella zona industriale di San Zeno.
Sostituirà l'energia elettrica andando ad alimentare le aziende orafe, l'HidroLAb, laboratorio dimostrativo per le tecnologie dell'idrogeno e delle energie rinnovabili, e presto anche le abitazioni della zona.
Una rivoluzione, insomma.
Compiuta per iniziativa di una piccola cooperativa aretina, la
Fabbrica del Sole, con un investimento economico complessivo di 1.200.000 euro, 800.000 stranziati dalla coop e 400.000 dalla regione Toscana.

L'idrogeno, oltretutto, può essere ricavato sia da fonti rinnovabili che fossili, oltre che nucleari: siano esse l'energia solare o eolica, le biomasse o l'irraggiamento solare, per un potenziale di produzione dalle sole energie rinnovabili di 7.100.000 tonnellate all’anno.
Se prodotto da fonti fossili, avrebbe l'inconveniente di produrre ingenti quantità di CO2.

Ma siamo solo all'inizio.

lunedì, aprile 28, 2008

Pane, petrolio e fantasia

E' bufera sui biocombustibili.
In Italia come nel resto del mondo.
Secondo gli economisti, sarebbero una delle cause scatenanti l'aumento vertiginoso dei prezzi dei beni alimentari di prima necessità: grano, quindi farina, pane e pasta, e riso.

Secondo le cifre riportate dalla Banca Mondiale, il prezzo degli alimentari è salito dell'83% negli ultimi tre anni.
Crescita legata all'innalzamento dei prezzi del petrolio, ormai arrivato a 120 dollari al barile.
Petrolio che, se rincarato, rende più caro l'import-export di vari beni, primi fra tutti quelli alimentari.

E qui entrano in campo i biocarburanti.
Preparati con coltivazioni massiccie di granturco, girasoli, zucchero, a seconda delle caratteristiche climatiche e morfologiche del paese di produzione.
Negli Stati Uniti, ad esempio, si predilige il granturco.
La cui quantità attualmente impiegata nella produzione dei biocombustibili coprirebbe le necessità di 83 paesi, come denunciato dalla rivista medica The Lancet.

I principali quotidiani urlano il rischio di rivolte legate all'innalzamento dei prezzi: "Il pane, il biocombustibile delle rivolte", titola un articolo di ieri il Diario de Noticias, principale quotidiano portoghese.
Che accosta i termini inglesi hungry e angry in un attualissimo gioco di parole: affamato e arrabbiato.

Come lo sono gli oltre 100 milioni di abitanti nei 37 paesi del mondo che vertono in condizioni di estrema povertà, secondo quanto riportato dal rapporto FAO sui paesi in crisi alimentare e 'bisognosi di sostegno esterno'.
Alcuni per problemi climatici e territoriali - scarsità di piogge e terreni infertili per l'Africa nera, inondazioni e alluvioni per l'America Latina, cicloni e tifoni per l'Oriente - altri per l'impossibilità di rispondere con un'offerta numericamente adeguata alla crescente domanda.
Legata soprattutto all'incremento demografico.

Una volta era l'oro nero a scatenare le guerre.
Oggi sono l'acqua, il nuovo oro, e i beni alimentari di prima necessità.
E mentre si ricavano biocarburanti dalle fonti più imprevedibili - di recente, anche dalla carne - il prezzo del petrolio continua a salire.
E l'emancipazione completa da questa fonte energetica è ancora lontana.

sabato, aprile 19, 2008

L'esordio del governo Berlusconi in 15 secondi

(Liberamente ispirato ai 'Fatti in 5 minuti' di Giorgio dell'Arti)


13-14 aprile: Berlusconi asso pigliatutto.
O forse no?
Il Pdl si aggiudica il 38,1% delle preferenze, alle quali si aggiunge il cospicuo 8% totalizzato dalla Lega Nord.
Viste le percentuali, c'era da aspettarsi che Bossi accampasse pretese più di quanto avesse mai fatto in passato.
E così sta succedendo.
Il Senatùr ha imposto, quale priorità del neoeletto governo Berlusconi, la riforma del federalismo fiscale.
E pretende quattro ministri made in Lega.
Berlusconi prima dichiara che non lascerà che sia la Lega a dettare le regole, poi chiarisce alla stampa che 'i rapporti con Umberto sono incredibili'.

Sempre alle solite: Bossi a fare la voce grossa e Berlusconi a tentare di arginarlo.

A volte ritornano

Dopo quasi un anno, rieccomi qui.
In mezzo, tante (dis)avventure.

Ma la forza e il desiderio di scrivere ora come non mai.