mercoledì, gennaio 27, 2010

27/01 - La seconda vita dell’hi-tech

In italiano “Raee” (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), in inglese “e-waste”, spazzatura elettronica: sono i rifiuti che produciamo buttando computer, cellulari, componenti tecnologici, elettrodomestici.

La spazzatura tecnologica è divisa in 5 grandi gruppi:
1. freddo e clima (frigoriferi, congelatori, condizionatori);
2. altri grandi bianchi (lavatrici, ventilatori elettrici);
3. tv e monitor;
4. elettronica di consumo e apparecchi di illuminazione;
5. sorgenti luminose (lampadine e tubi fluorescenti);

Sono rifiuti altamente inquinanti: contiengono metalli pesanti e sostanze tossiche come piombo, cadmio e cromo esavalente. Sostanze rintracciabili anche nei corsi d’acqua dei siti di smaltimento di questi rifiuti. Possibili rischi per l’uomo: da semplici reazioni allergiche a tumori, danni a fegato e polmoni, danni cerebrali, alterazioni del dna. La sua gestione è regolata da una direttiva dell’Unione Europea.

I rifiuti tecnologici si possono rivelare un’autentica miniera d’oro: da ogni tonnellata di hardware si possono recuperare 16 grammi di oro puro (in una miniera tradizionale da ogni tonnellata se ne recuperano da due a quattro).

In media, in tutto il mondo si producono dai 20 ai 50 milioni di tonnellate di rifiuti tecnologici ogni anno. Solo in Europa, il Wwf ha stimato che ogni cittadino ne produce circa 20 chili ogni anno. Del 75% di quelli prodotti nell’Unione Europea e di più dell’80% di quelli prodotti in Italia non si hanno più notizie: sono in gran parte esportati, spesso illegalmente, per finire in discariche abusive in Africa oppure in mano a riciclatori clandestini in Asia, spesso nei paesi in via di sviluppo.

C’è chi ha annusato l’affare. Nel villaggio di Guiyu (Cina), ha sede un’enorme discarica di recupero di componenti elettronici. Qui, le schede elettroniche sono ammucchiate, smistate secondo tipologia e riscaldate in modo da staccarne i singoli componenti: questi vengono estratti uno ad uno, divisi per caratteristiche e conservati in contenitori. Il riciclo dei componenti genera un giro d’affari annuo pari a 75 milioni di dollari. Purtoppo però a svolgere questo lavoro sono spesso bambini e anziani sottopagati.

Il film documentario Garbage Dreams, in lizza come miglior documentario all’Oscar 2010, racconta come in Egitto gli Zabbaleen, letteralmente “popolo dei rifiuti”, riescano a riciclare più dell’80% dei materiali accumulati, pari a 3.000 tonnellate al giorno.

New York è stata la prima città statunitense ad imporre ai propri cittadini il riciclaggio tecnologico. Lo ha stabilito una legislazione approvata il 15 febbraio 2008 dal New York City Council, che ha permesso il recupero di circa 25.000 tonnellate di rifiuti elettronici accumulatisi a New York e dintorni.

In Italia, ogni cittadino produce più di 14 chili di rifiuti elettrici ed elettronici ogni anno, dei quali meno di un chilo e mezzo è recuperato. Nel 2009, sono state raccolte 180.000 tonnellate di Raee, più del doppio rispetto al 2008.

Da noi, Greenpeace porta avanti il progetto Elettronica verde per il riciclo corretto dei rifiuti. Una sua inchiesta dell’aprile 2009, “Hi-Tox” (scaricabile a questo indirizzo), svolta nei centri di raccolta Raee di otto regioni italiane, ha rivelato che solo il 20% di questi rispetta tutti i requisiti stabiliti dalla legge.

Dal 2008 i responsabili della raccolta Raee non sono più i comuni, ma i produttori. Quindi, se si vuole cambiare un elettrodomestico di qualsiasi tipo (computer, televisore, frigorifero), basta consegnarlo al rivenditore, che è obbligato per legge ad accettarlo: la consegna, spesso, dà diritto ad un buono per acquistare un nuovo apparecchio.

A Roma esistono quattro isole ecologiche e sette centri di raccolta per rifiuti particolari o ingombranti, ma questi ultimi si possono anche far ritirare a domicilio (per info, clicca qui): il prezzo varia da 13,75 a 87,34 euro a seconda del punto di raccolta e del volume dei rifiuti.

A Milano ci si può rivolgere all’Amsa (Azienda milanese servizi ambientali), l’azienda che si occupa della manutenzione delle strade e della raccolta dei rifiuti. Anche lei offre un servizio a pagamento di raccolta a domicilio (per info, clicca qui, per prenotare online qui). Presso le proprie riciclerie, l’azienda raccoglie anche i rifiuti Raee: nel 2008 ne ha raccolte 2.901 tonnellate. Per sapere dove buttare i propri rifiuti, si può chiamare il numero verde 800.332.299 oppure inviare un’e-mail.

Per conoscere quali sono i centri di raccolta Raee più vicini, ci si deve collegare al
sito istituzionale del Centro di Coordinamento Raee. Oggi si contano 2.893 centri di raccolta (dato aggiornato al 17 marzo 2009) il cui numero non è sufficiente per una gestione ottimale dei rifiuti, non distribuiti in maniera uniforme sul territorio: le 8 Regioni del Nord (Lombardia, Veneto e Emilia Romagna in testa) hanno 2.172 aree di raccolta rifiuti (una ogni 12.500 abitanti), contro le 325 del Centro (4 Regioni, una ogni 36.000) e le 302 del Sud (6 Regioni, una ogni 46.000). Sardegna e Sicilia hanno, rispettivamente, 62 e 32 centri di raccolta, vale a dire uno ogni 71.000 abitanti.

La regione italiana più all’avanguardia nel riciclo è la Lombardia, che copre il 20% dei rifiuti hi-tech riciclati in tutta Italia: 104.000 frigoriferi e congelatori riciclati in 12 mesi, 7.154 tonnellate di grandi elettrodomestici raccolti e trattati e oltre 5.800 tonnellate di materiali recuperati e reimmessi nella filiera produttiva. Soltanto in Lombardia, riciclare correttamente i Raee ha permesso di evitare, in un anno, l’emissione in atmosfera di 155.000 tonnellate di CO2, risparmiando 7 milioni e 366.000 chilowattora di energia e 3.100 tonnellate equivalenti di petrolio.

Con il motto «getta e usa», la società cooperativa Binario Etico ha aperto a Roma il primo negozio che vende solo pc riciclati (“trashware”), Trashop - Officina Informatica (Via del Forte Tiburtino 98). Prezzi: compresi fra 150 e 250 euro. Oltre alla vendita, il negozio offre anche un servizio di assistenza tecnica (per info, clicca qui).

In Italia, del riciclo si occupano alcuni consorzi, come: Ecodom (il più grande, detiene il 70% del mercato dei grandi elettrodomestici e gestisce il 40% dei Raee prodotti in Italia), ecoR’it, Ecoelit, Ecolight, Ecolamp (recupero e smaltimento di apparecchi d’illuminazione).

I cellulari sono i rifiuti più pericolosi, sia per l’ambiente che per la salute, ma il loro riciclo non è ancora decollato. Nel 2008, una ricerca inglese denunciava il fatto che meno del 50% degli inglesi riciclava il proprio cellulare. Gli italiani scendevano sotto il 25%. Nel Regno Unito, inviando il proprio cellulare e i relativi accessori al riciclo, si ricevono buoni sconto di valore variabile dalle 3 alle 100 sterline. Nel 2008, in un’indagine condotta da Nokia in 13 Paesi su un campione di 6.500 persone, la risposta più frequente era stata: «I vecchi cellulari? Possono sempre servire, che li butto a fare». A riciclare i telefonini era solo il 13% del campione.

Vodafone è l’operatore telefonico più sensibile alla tematica del riciclaggio: porta avanti la “raccolta telefoni, batterie e accessori” dal 2000. Con la sua campagna My Future ha invitato i possessori di un vecchio cellulare a portarlo in un suo centro per riciclarlo, ricevendo in cambio 50 punti Vodafone One. Nel gennaio 2007 ha lanciato ufficialmente la sua iniziativa della Serata del riciclo: consegnando ad un negozio Vodafone due cellulari da riciclare, si riceve in omaggio un biglietto d’ingresso omaggio ad uno spettacolo teatrale. Complessivamente, in 10 anni, Vodafone è riuscita a raccogliere un milione e 600mila telefoni.

Il vecchio televisore si può riciclare per il 96%. Dalla tv si può ricavare: rame (3%), ferro (12%), alluminio (0,4%), vetro (48%) e plastica (16%), con l’aggiunta dello schermo e del vetro dei tubi catodici. Il vetro rimane il materiale più recuperato: nel 2008 sono state recuperate quasi 3.700 tonnellate di vetro schermo, circa 2.400 tonnellate di vetro cono ed altre 75 tonnellate di vetro, che rappresentano complessivamente circa la metà delle frazioni recuperate.

A Yashiro (Giappone), ha sede il Panasonic eco technology center, dove si smontano i vecchi televisori e si sperimentano tecniche di riciclaggio dei loro componenti. Con l’arrivo del digitale terrestre, in Giappone sono stati dismessi 12,9 milioni di televisori, che sono stati disassemblati con cura e privati delle parti riciclabili. Nell’impianto giapponese lavorano 180 persone, e recuperano ogni anno 30.000 tonnellate di materiale riciclabile.

Nei primi 10 mesi del 2009, in Italia sono stati dismessi 1,8 milioni di televisori, per un totale di 36.000 tonnellate di materiale. Questo viene usato anche nell’edilizia: come accade nel progetto Glass Plus del consorzio ReMedia, che ricicla il vetro dei tubi catodici per produrre piastrelle di ceramica per il Gruppo Concorde, di cui è partner.

Online, molti consigli per riutilizzare la vecchia tv e il vecchio computer. Il televisore, ad esempio, può rivelarsi un comodo portaoggetti, un mobiletto bar, un acquario (le istruzioni per realizzarlo le trovate qui), una poltrona, una fiorera, o semplicemente un supporto per le vecchie console di videogiochi. Un sito ricco di informazioni utili è greenme.it. Anche il vecchio pc può diventare un acquario. Si può adoperare un vecchio Macintosh della Apple (Macquarium): basta inserire una vasca da acquario dentro il case del vecchio Mac. Qui qualche esempio.

Riciclare e fare del bene. Come Jacob Komar, statunitense, 17 anni, che usa il computer da quando aveva 2 anni e da quando ne aveva 9 ha riciclato più di 1.500 vecchi pc, smontandone e rimontandone componenti per poi donarli riassemblati alle famiglie povere del suo quartiere. Ha fondato l’associazione non-profit Computers for Communities. Vicino a Milano, a Peschiera Borromeo, Banco informatico raccoglie computer e accessori usati ma funzionanti e, dopo averli testati, li dona a scuole, università opere sociali e istituti di formazione in Italia e nei paesi in via di sviluppo.

Quando il riciclo si fa arte. Per ridare una seconda vita ai bauli di musicassette dismesse dagli anni ’90, l’artista spagnola Vanesa Moreno costruisce mobili con gli involucri di plastica annodati dai nastri: un’abat-jour costa 35 euro, una piantana 140. Inoltre, si possono barattare con lei le proprie vecchie cassette (ooomydesign.com). Ink-Cartridge Chandelier è un lampadario realizzato con le cartucce esaurite della Epson. Costo: 150 dollari (in vendita su etsy.com).


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