mercoledì, dicembre 02, 2009

02/12 - Ingegnosità made in Italy

«La grande storia vera è quella delle invenzioni: sono infatti le invenzioni che provocano la storia» (Raymond Queneau).

Il 23 novembre scorso, la rivista Time ha pubblicato la classifica delle 50 migliori invenzioni dell’anno: al primo posto c’è il razzo Ares I, creatura della Nasa, una «macchina in grado di lanciare gli esseri umani verso mete cosmiche mai contemplate». Tra le altre, ci sono il vaccino anti-Aids (ottavo), un ginocchio artificiale in plastica che costa 20 dollari (diciottesimo), un batterio in grado di generare elettricità da fango e acque di scarico (ventesimo), un finto violino Stradivari (ventiquattresimo) il cui legno è trattato con funghi fino a somigliare in tutto e per tutto a quello dell’originale, e una Formula1 ecocompatibile costruita con materiali di scarto e sostanze ecologiche (quarantesima). Nella Top 50, anche due invenzioni italiane.

Le ossa artificiali di legno (trentesima posizione). Ideate dall’Instec-Cnr di Faenza (Ravenna), sono in grado di prendere qualunque forma e, quindi, di sostituirsi a qualunque tipo di ossa. Data la spugnosità propria del legno, crescono più velocemente. La coordinatrice del progetto, Anna Tampieri, spiega come sono state realizzate: «Abbiamo individuato due alberi specifici: la quercia rossa e il rattan. Quello che segue è un processo multistep, con una pirrolisi sottovuoto che trasforma il legno in scheletro carbonioso, poi c’è un trattamento chimico in flusso di vapore». In altre parole, «è come se il legno subisse una fossilizzazione. Solo che invece di impiegarci milioni di anni, basta una settimana». Il processo ha un costo di 700-800 euro e attualmente lo stanno testando sulle pecore, all’Istituto ortopedico Rizzoli (Ior) di Bologna.

Powerskin X-glide (quarantaduesima posizione), costume da nuoto agonistico targato Arena. È stato definito da Time “l’impensabile”: confezionato nel leggerissimo tessuto Arena Stealth (99 grammi per metro quadrato), è composto di polimeri e strutturato in modo da ridurre l’attrito e aumentare lo scivolamento mantenendo costante la temperatura corporea. Ideato dal team Ricerca e sviluppo di Arena coordinato da Roberto Tiburzi, in collaborazione con alcuni istituti scientifici (Innovia technology di Cambridge) e università (università di Bologna, facoltà di Scienze motorie). È stato indossato ai Mondiali di Nuoto di Roma (17 luglio - 2 agosto) dal tedesco Paul Biedermann che, anche grazie al costume, ha battuto lo statunitense Michael Phelps e ha conquistato due ori nei 200 e nei 400 metri stile libero. Gli atleti che durante i Mondiali hanno indossato il Powerskin X-Glide hanno vinto complessivamente il 43% delle medaglie disponibili (52 su 120). La Federazione internazionale di nuoto (Fina) ha deciso che nel 2010 si tornerà ai vecchi costumi olimpionici in tessuto, e i costumi di ultima generazione saranno vietati.

Altri nuotatori che hanno indossato Powerskin X-glide durante i Mondiali di nuoto Roma 2009: César Cielo Filho, campione mondiale di 50 e 100 metri stile libero, Milorad Cavic, campione mondiale dei 50 metri farfalla e Aaron Peirsol, campione mondiale dei 200 metri dorso.

Nel 2008, al primo posto nella classifica di Time c’era un test del Dna fai da te (costo: 399 dollari) messo a punto da Ann Wojcicki, moglie di uno dei fondatori di Google, Sergey Brin.

Secondo una classifica del 2006 pubblicata sul mensile Wired, le 10 migliori invenzioni nate per caso sono:
1 - Il Viagra, inventato dal ricercatore gallese Merthyr Tydfil, che cercava un rimedio per l’angina;
2 - L’Lsd, inventato dal chimico svizzero Albert Hofmann, che cercava una cura per l’infertilità;
3 - I raggi-X, scoperti dal tedesco Wilheim Rontgen, che ha visto le ossa di una sua mano mentre cercava di colpire alcuni oggetti con radiazioni;
4 - La penicillina, scoperta dall’inglese Alexander Fleming, che osservò come su una piastra di coltura si fosse formata una muffa che inibiva i batteri;
5 - I dolcificanti artificiali: scoperti per caso da un team di chimici che dimenticarono di lavarsi le mani e, leccandosele, avvertirono un sapore dolciastro;
6 - Il forno a microonde: inventato dall’ingegnere inglese Percy Spencer, che involontariamente cucinò una caramella con le microonde di un radar;
7 - Il brandy: ottenuto tramite la disidratazione del vino, eseguita per ricavare più spazio sulle navi da carico;
8 - I pneumatici vulcanizzati: cioè le gomme. Un pezzo di ciaucciù cadde in un fornelletto acceso e nacquero gli pneumatici Goodyear.
9 - Il silicone: creato negli anni Quaranta dallo scienziato James Wright, che cercava un’alternativa al caucciù.
10 - Le patatine fritte: inventate nel 1853 dal cuoco George Crum. Per soddisfare un cliente che si lamentava dello spessore delle patate, le aveva tagliate a strisce sottili e fritte. Da qui, le “french fries”, classiche patatine a bastoncino.

Il Landfill Prize (Premio Discarica), che ogni anno premia le invenzioni più inutili. Vincitore del 2009 è il cono gelato motorizzato che gira su stesso, brevettato negli Stati Uniti e in vendita online a 10 dollari. Analoga l’invenzione della forchetta automatica che arrotola gli spaghetti senza bisogno di girare il polso.

«Non mi scoraggio perché ogni tentativo sbagliato scartato è un altro passo avanti» (Thomas Alva Edison, inventore ufficiale della lampadina).

Il reggiseno, un’invenzione vecchia di un millennio: è stato brevettato ufficialmente il 3 novembre 1914 dall’americana Mary Phelps, che di lui disse: «Non posso dire che il reggiseno cambierà il mondo come il battello a vapore del mio antenato (Robert Fulton, ndr), ma quasi». In realtà esiste fin dall’epoca degli antichi Romani. Il suo antenato si chiamava strophium, ed era una fascia contenitiva per le mammelle.

Inventori italiani che hanno rivoluzionato la vita quotidiana: Leonardo Da Vinci, che ideò le prime macchine volanti e la prima bicicletta, Antonio Meucci, inventore del telefono, Guglielmo Marconi, ideatore delle telecomunicazioni a distanza (alla base di tecnologie come il telegrafo, cellulare e il televisore) e Alessandro Volta, inventore della pila.

Meucci, riconosciuto dal Congresso degli Stati Uniti come legittimo inventore del telefono solo nel 2002. Si è conteso l’originalità del brevetto con l’americano Alexander Bell, che rivendicava di essere stato il primo ad inventarlo, nel 1876. In realtà, Meucci già nel 1871 aveva fondato una società, la Telettrofono Company, per riuscire a far brevettare la sua invenzione, che inizialmente non riscosse alcun interesse. Non ha brevettato solo il telefono: nel 1871 delle bevande frizzanti a base di frutta e vitamine, nel 1873 un condimento alimentare.

In Italia, si inizia ad inventare da giovanissimi. Junior Achievement è un concorso nazionale riservato alle scuole superiori italiane che ogni anno organizza il premio “Impresa in Azione”: fra le invenzioni partorite dai licei italiani nel 2008, una pattumiera che avvisa in caso di raccolta differenziata scorretta e una borsetta dotata di allarme che si attiva se la borsa rimane aperta per più di 25 secondi.

Per brevettare un’invenzione ci si deve rivolgere all’Ufficio italiano brevetti e marchi (Uibm), che fa parte del Ministero dello sviluppo economico (Mse). Da noi vige il principio del “first to file”: al primo che deposita la domanda viene concesso il brevetto. Solo negli Stati Uniti vige l’altro principio, quello del “first to invent”, che in caso di brevetti simili lo assegna a chi ha realizzato per primo l’invenzione. In Italia, a differenza degli Usa, non è possibile richiedere brevetti provvisori.

La condizione più importante da verificare è la brevettabilità dell’invenzione. A questo scopo, l’ufficio brevetti esegue una serie di esami preliminari e se tutto va bene concede il brevetto, redatto in un documento originale in due copie, ed emette il relativo certificato di concessione.

Passano circa 2-3 anni prima che un brevetto venga concesso. Le invenzioni sono protette da brevetto solo dopo la concessione di quest’ultimo e rimane protetto per 20 anni, previo pagamento delle tasse di mantenimento e rinnovo.

La spesa per depositare la domanda varia a seconda della modalità di presentazione (telematica, disponibile dal 2007, o cartacea) e della lunghezza della presentazione (entro le 10 pagine oppure oltre le 50). Presentando online la domanda, si spendono 50 euro, presentandola su carta entro le 10 pagine si spendono 120 euro. Una domanda cartacea più lunga di 50 pagine arriva a costare 600 euro.

Se il brevetto viene accettato, si devono sostenere le spese per mantenerlo in vita, che aumentano in proporzione al numero di anni trascorsi: si inizia a pagare dal quinto anno (60 euro) fino al ventesimo (650 euro).

In vent’anni, dal 1989 al 2009, sono state presentate 300.599 domande per brevettare invenzioni (dati aggiornati al 25 novembre). Le richieste di brevetto sono state 2.182.816, la maggior parte delle quali riguarda la registrazione di marchi (1.024.519) (dati Uibm).

Complessivamente, la regione italiana che ha presentato più domande di brevetto relative ad invenzioni è la Lombardia (63.510). Al secondo e terzo posto Piemonte (22.647) ed Emilia Romagna (26.625). Seguono Veneto (19.592) e Lazio (16.978). La regione italiana con meno brevetti è la Val D’Aosta (17) (periodo considerato: dal 1 ottobre 1989 al 5 novembre 2009) (dati Uibm).

Si possono richiedere brevetti anche all’estero. È importante ricordare, però, che si tratta di un diritto territoriale e che, in un’altra nazione dove non sia stata registrata, l’invenzione può essere copiata e replicata. Il brevetto all’estero ha come vantaggio principale quello di aumentare la visibilità e la protezione delle invenzioni, incrementando le opportunità di concedere licenze d’uso a imprese esterne ricavandone guadagni.

I brevetti sono in aumento in tutta Europa: è una buona notizia perché sono un coefficiente di innovazione delle corrispondenti nazioni. Consideriamo i brevetti depositati presso l’Ufficio brevetti europeo (EPO), quello statunitense (USPTO) e quello giapponese (JPO): il paese europeo in cui si brevetta di più è la Germania (nel 2001 70,2 brevetti per milione di abitanti, nel 2006 74,9). Anche l’Italia è cresciuta: da 10,8 brevetti per milione di abitanti a 13. L’incremento annuale del numero di brevetti nel nostro Paese è stato, nel periodo 1997-2004, del 5% (dati Cotec).


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